Mi permetto di rispondere a pJoule e Leonardo.
Leo (permettimi la confidenza), togliendo un sequencer ed un sistema di memorizzazione dati interno (FDD, CDR, HDD, MMC, SD, ecc.), cosa fa di una tastiera una workstation piuttosto che un synth?
Suona

= synth (era la condizione idiota di partenza, scusa se l'ho voluta mettere)
Possibilità di modificare i propri timbri = synth
Salvataggio delle patches e caricamento delle stesse da dispositivo esterno (incluso il solo MIDI) = synth
Split e layer, multitimbricità = stiamo ancora nella sfera dei normalissimi sintetizzatori (chi ha detto che debbano essere solo monotimbrici?)
Possibilità di interfacciarsi al PC (via USB o quello che vuoi) per editing dei suoni in tempo reale = sempre synth
Presenza di tasti = non obbligatoria, esistono i synth rack
Presenza di stili = presenti in molti synth anche d'annata, anche solo come traccia ritmica, non ne fa una workstation, piuttosto avvicina il synth al concetto di arranger
Arpeggiatore = synth
La workstation ha tutto questo ed altro.
Quindi, per me una workstation si può definir tale quando mi permette di registrarmi le mie esecuzioni in più tracce, di poterle modificare, anche in maniera minuziosa, nota per nota, tempo per tempo (anche la quantizzazione), misura per misura, traccia per traccia e, infine, canzone per canzone.
Mi permette di memorizzare ciò in un supporto che può anche essere solo una memoria interna, ma in grado di immagazzinare più song e pattern senza perderli quando spengo lo strumento, così da poterli richiamare al momento giusto durante l'esecuzione live oppure semplicemente continuare sulla DAW il mio lavoro il giorno dopo. Oppure, nel caso delle WS ancora più evolute, fare una bozza di una registrazione multitraccia che comprenda anche batteria (vera), chitarre, basso, voci e quanti altri strumenti (esterni alla workstation) si vogliano aggiungere.
Qualcuno in passato ha corredato le proprie workstation anche di masterizzatore CD.
Questa è la mia idea di workstation, ma se sbaglio vorrei conoscere anche la tua idea in merito.
Se poi una tastiera viene spacciata per workstation solo perchè ha un sequencer (qui rispondo anche a pJoule), ma dove viene a mancare la possibilità di un vero editing traccia per traccia, fino ad arrivare alle singole note, è solo un problema di chi vuol smerciare un prodotto per un altro.
Prendo come esempio (essendo ancora in vendita) la Yamaha MM, il cui sequencer non è diverso da quello presente negli arranger e negli stage piano di fascia bassa: cioè tu puoi registrare quello che stai suonando, ma poi dalla tastiera non puoi fare altro.
Dovresti riportare su PC quanto registrato, ma a questo punto sarebbe solo un passo in più, inutile, visto che se devo tenerla collegata al computer tanto vale registrare per bene le tracce direttamente col software, senza appunto fare passaggi inutili.
Quindi è per questo che l'M1 (così come la D20) non può esser ritenuta una vera workstation: ha un sequencer (migliore di quello della D20), salva le song, ma se nell'esecuzione della traccia commetti qualche errore o vuoi fare una modifica successiva, non ti sarà impossibile farlo, ma ti farà perdere tempo, molto tempo e molta pazienza.
Un problema che la Korg risolse già con la successiva T3, secondo me la prima vera workstation della Korg, il cui sequencer rispetto a quello della M1 sta su un altro pianeta (ovviamente poi è stato ulteriormente migliorato nella 01/W).
In casa Roland invece per un sequencer decente bisogna attendere la serie XP (ci sarebbero altri esempi, ma credo che costino molto di più).
La Yamaha ha prodotto un'ottima workstation con la V50, i cui suoni però (ascoltandoli oggi) non sono eccezionali.
Ma per questo problemino gli expander sono la soluzione.
Tutto ciò però deriva solo dalle mie vicissitudini, esperienza personale, tutti gli strumenti citati li ho posseduti oppure ci ho lavorato per un bel po', addirittura io che parlo piuttosto male della M1, invece ce l'ho ancora (versione EX) e non ho intenzione di disfarmene.
Quando ci suono gli Hawkwind è meravigliosa
(con la D20 invece ebbi il coraggio di farci i Depeche Mode, però mi limitava parecchio)