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Wednesday, 04 February 2015 00:00

Andrea De Paoli - Intervista!

Riproponiamo l'intervista realizzata qualche tempo fa con Andrea De Paoli, tastierista dei Labyrinth, che entra in collaborazione con Synthonia proprio in questi giorni.

Ciao Andrea benvenuto su KS, sappiamo delle tue importanti collaborazioni e delle tue partecipazioni di rilievo all’interno del mondo metal e progressive italiano e internazionale anche in altri generi musicali.

- Come sei arrivato a seguire diversi percorsi artistici essendo partito da un approccio prettamente rock e metal?

- Ho iniziato suonare da molto piccolo, ogni volta che vedevo una tastiera bianca e nera ne venivo letteralmente affascinato perdendomi a suonare quello che mi veniva naturale per ore.

Il mio approccio stilistico è stato inizialmente istintivo, poi mi sono perfezionato attraverso studi accademici e non, prediligendo sempre di base la passione e l'istinto.

Le mie prime bands erano rock. Per fare esperienza e sbarcare il lunario visto che ero anche studente universitario mi cimentavo anche in altri generi come la musica tradizionale e il pop italiano.

Successivamente ho avuto una folgorazione per gli Iron maiden e i Dream theater mi ricordo che suonavo per ore le loro canzoni solo con la tastiera. In quel momento ho iniziato il mio percorso nel mondo metal.

Attraverso i primi album con gli Shadows of steel e nelle sezioni di registrazione sono entrato in contatto con membri dei Labyrinth con cui è iniziato un vero percorso professionale.

Questo ha permesso di farmi molta esperienza imparando vari aspetti importanti che contraddistinguono una carriera musicale, ho imparato come interfacciarsi con le etichette, diversi aspetti logistici durante live importanti e tours in giro per il mondo.

La stessa strada ho seguito per 4 o 5 anni anche con i Vision divine. Successivamente ho cominciato a sentire l'esigenza di lavorare su altre sonorità e collaborare anche con altri artisti per potermi sempre evolvere.

Nel 2005 ho iniziato a collaborare con Tony Liotta, drummer con un background eccezionale avendo lavorato come turnista con Gianna Nannini, Rocky Roberts, Chaka Khan, Tina Turner e tanti altri artisti come percussionista latino e fusion.

È stato molto stimolante dover rielaborare il proprio stile orientadosi molto di più verso il groove e l'armonia.

Io credo che un artista sia un animale in continua evoluzione e per questo non debba mai fossilizarsi.

- Potresti darci delle linee guida su come registrare le tastiere in studio?

- Come sempre nella musica le regole non sono quasi mai regole perché inevitabilmente succede sempre qualcosa che le sovverte. Nonostante questo a mio parere ci sono degli aspetti importanti che occorrerebbe sempre seguire.

Prima cosa bisognerebbe sempre registrare ogni singolo suono completamente dry bypassando riverberi e delay in modo tale da avere un suono più presente, crudo e manipolabile al 100% dagli effetti del proprio sequencer.

Seconda cosa utilizzare cavi corti per evitare solenoidi, bilanciati e di ottima qualità. Se si ha la possibilità utilizzare ottimi convertitori nell'acquisizione del segnale ed eventualmente un preamplificatore valvolare di alta qualità se si vuole ottenere un suono più caldo. Importantissima è anche la combinazione e l'intonazione tra gli oscillatori in layers, o duplicare stesse parti con suoni diversi. Ciò permette di rendere il sound molto più grasso e presente. Altro ingrediente fondamentale è la sperimentazione...ma anche l'inventiva individuale.

- È possibile ottenere gli stessi risultati dal vivo?

- La tastiera anche se non sembrerebbe è uno degli strumenti più difficoltosi da far rendere e sentire dal vivo soprattutto suonando un genere dove le chitarre sono predominanti.

Ineviabilmente molte delle frequenze dello spettro medio sono occupati dalle chitarre. È importante in fase di arrangiamento secondo me considerare questo problema che in seguito si presenterà dal vivo.

Specialmente nelle strofe serrate occorre usare le tastiere con parsimonia preferendo utilizzare poche note singole evitando accordi pieni e suoni con troppe frequenze basse e medie. È anche importante sapersi ritagliare intelligentemente i propri spazi.

Un'altra soluzione è quella di utilizzare una minima compressione per ogni tastiera a disposizione nel proprio setup dal vivo per ottenere un maggiore livellamento dei suoni facilitando e non poco il lavoro del fonico.

Anche un piccolo mixer per limitare i canali in uscita e avere un maggiore controllo sui propri volumi è un ottimo trucco.

È chiaro che a seconda delle dimensioni dei palchi e i paesi in cui si suona non è sempre possibile utilizzare lo stesso setup.

- Ascoltando i tuoi lavori con i Labyrinth e i Vision divine si nota che non ti fossilizzi su pochi suoni ma ti muovi anche tra elettronica e suoni vintage, è una tua scelta?

Una tastiera è un concentrato di elettronica quindi non utilizzare suoni elettronici sarebbe come salire su una bicicletta senza pedali. Il passato poi ci offre meravigliosi strumenti come gli organi Hammond o i piani Rhodes...

quindi perché non utilizzarli anche nel metal... la mia idea è quella di evitare il più possibile i cliché a favore della personalità del sound. E poi è anche molto più divertente smanettare con tutte le fantastiche manopole dei synth sfruttandone il più possibile le potenzialità e addentrandosi nella sperimentazione.

- Spesso si parla di strumenti virtuali e strumenti hardware, quali preferisci utlizzare?

- Mi piace utilizzarli tutti e 2, in varie modalità e combinazioni. Gli strumenti virtuali sono molto utili perché offrono la possibilità di attingere a diverse forme di sintesi in un ambiente ristretto. Negli ultimi 2 anni il mio Macbook non mi abbandona mai neanche dal vivo :) Gli strumenti hardware sono invece più dedicati e pratici da portare in giro.

- È difficile mettere tante idee e diverse personalità insieme all'interno di una band che si appresta a registrare un album?

- L'importante è che ci sia stima musicale e umana reciproca e che tutte le teste siano proiettate verso uno stesso obiettivo. Forse sarò stato fortunato, con i Labyrinth e altre bands in cui ho suonato questo meccanismo ha funzionato sempre molto bene.

- Quanto ti influenza la musica che ascolti nel creare musica e quali sono le tue fonti di ispirazione?

- La musica che ascolto e ho ascoltato mi influenza molto, sia a livello compositivo che tecnicamente, mi aiuta a ottenere buoni risultati quando registro altri musicisti nel mio project studio.

Da molti anni nel mio lettore mp3 ho sempre la musica in modalità random in modo che possa ascoltare diversi generi uno dietro l'altro defossilizzandomi le orecchie :)... è bello passare da Chopin, a Stevie Wonder, dai Rondò Veneziano ai Pantera e così via...

Sono una persona molto curiosa e ogni singolo momento della mia vita è un momento di ispirazione.

Anche certi film mi hanno influenzato moltissimo o anche libri, vicende umane , viaggi o paesaggi. Abbiamo un sacco di belle cose da cui attingere...

- Una domanda un po' particolare Andrea...credi negli alieni o in altre forme di vita extraterrestri?

- Non credo negli alieni, sono sicuro della loro esistenza. Se la vita è nata sulla terra allora deve essere una costante dell'universo. Siamo ancora allo stretto di Gibilterra come conoscenza dello stesso. Non dimentichiamoci che conosciamo solo il 2% della materia che costituisce il cosmo.

Se poi avete visto Incontri ravvicinati del terzo tipo sapete anche che gli alieni suonano le tastiere quindi sono nostri amici :D

- KS ti ringrazia per averci concesso l’intervista, vuoi aggiungere qualche consiglio?

- Grazie a voi per dare la possibilità a tanti appassionati di poter confrontare idee e conoscenze. L'unica cosa che vorrei dire è che occorre diffondere la musica nel mondo come forma di comunicazione ed educazione... come chiave d'accesso a un mondo migliore... un altro consiglio è quello di considerare la musica un concentrato di emozioni... usiamo la tecnica come strumento al servizio delle stesse!!! Ci vediamo a prossimi concerti!!!

Published in Artisti e amici