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Partiamo con il significato di headroom: questa parola indica la porzione di meter (nel nostro software di registrazione ad esempio) tra il picco massimo della nostra registrazione e la fine del meter stesso (in ambito digitale, ovvero quello delle DAW, si parla di 0dBFS, che equivale, in ambito analogico, a +18dBU), ovvero il clip. Il vantaggio di avere molta headroom è chiarezza sonora e musicalità, in mix altrimenti piatti e sovraccarichi. Tenete bene a mente che il clip analogico è diverso da quello digitale: in ambito analogico, in passato si usava spesso far arrivare il segnale oltre lo 0dB (facendo riferimento a VU meter, quindi scala dBU) sia per ottenere una piacevole saturazione del segnale stesso, sia per nascondere il più possibile il rumore di fondo emesso dai macchinari, che all’epoca era molto più problematico di quanto lo sia oggi. In ambito digitale, invece, lo 0dB (FS = Full Scale, in cui -18dBFS = 0dBU) corrisponde alla fine del percorso: il segnale di distorcerà irrimediabilmente (a meno che non abbassiate il volume, ovvio) proponendovi sonorità poco piacevoli.

Niente paura, se è questo quello che vi capita più spesso durante le vostre registrazioni e non sapete come fare, ecco qui qualche rapido ma utile consiglio.

  1. Abbassate il volume: questo è il più banale e ovvio consiglio che si poteva dare, ma non è così scontato come può sembrare. Parlando di volume, non intendo però il volume regolato dal fader della vostra DAW o mixer, ma parlo del volume per così dire “pre-fader”, ovvero il volume a cui è stata registrata la vostra traccia (dunque il volume di INPUT – che nei mixer è controllato dal potenziometro del Gain, che serve a stabilire la quantità di segnale in entrata – e non il volume di OUTPUT – comandato invece dai fader, a fine catena). Per farlo potete usare appunto il Gain sul vostro mixer, oppure se lavorate ITB potete abbassare direttamente il volume della traccia dalla porzione di traccia che avete appena selezionato, o ancora utilizzando vari plugin per il controllo del gain (di solito chiamati “trim”). Cercate di raggiungere un livello di RMS (volume medio, quindi non picco massimo) pari a circa -18dB, attraverso il meter delle vostre DAW/mixer oppure appositi plugin per il controllo RMS. Qui una immagine che rappresenta uno schema del meter nei due diversi ambiti, analogico e digitale:
    Appunti
  2. High Pass Filter: una tecnica molto utile consiste nel fare un cosiddetto “roll-off”, ovvero un taglio molto largo da una particolare frequenza fino alla fine dello spettro sonoro, delle frequenze che vanno dai 100Hz in giù su quasi tutti gli strumenti tranne che cassa della batteria e basso. In questo modo, libererete molta headroom e otterrete molto più volume e respiro. Questo perché, nella maggior parte delle tracce, non otterrete informazioni utili, sonoramente parlando, dall’area compresa al di sotto dei 100Hz, che può costituire quindi un eccesso di volume. È una cosa tuttavia che va eseguita non ciecamente, bensì va a gusto personale e soggettivo. Potete usare EQ, filtri, o sistemi integrati su microfoni o preamplificatori che tagliano direttamente in fase di registrazione le frequenze indesiderate.
  3. Tagliare i medio-bassi: in questa porzione di spettro sonoro sono presenti molte frequenze fastidiose, le stesse che fanno sì che i vostri mix vengano spesso accusati di essere “nasali” o troppo affollati. E soprattutto, sono frequenze famose per far aumentare il volume. Queste sono le frequenze che si trovano di solito tra i 200 e i 500Hz. Per identificarle, mettete su un EQ: fate un largo boost nell’area tra i 300 e i 400Hz, e indagate intorno giocando con il controllo della frequenza fino a quando non troverete la frequenza più brutta del mondo; una volta identificate, abbassate il gain di almeno 3dB. Risultato? Maggiore chiarezza sugli alti e sui bassi, meno volume generale della traccia e, soprattutto, maggiore headroom.
  4. Registrare in 24 bit: nel 2015, quasi tutte le interfacce audio sul mercato ormai permettono di registrare con una profondità di bit pari a 24. In ambito digitale, la quantità di bit si riferisce al range dinamico che avete a disposizione, ovvero la distanza tra lo 0dBFS e il valore minimo raggiungibile. Lavorando a 16bit, la dinamica sarà di 96dB, mentre lavorando a 24bit sarà di 144dB. Ciò significa che potrete registrare a volumi più bassi e avere comunque un audio chiaro e libero dal rumore. È un’opzione che si può scegliere, nelle DAW, nelle impostazioni generali del vostro progetto quando ne iniziate uno nuovo.

Spero di esservi stato di aiuto con qualche consiglio sulla registrazione e che possa questo articolo portarvi a ottenere migliori risultati nei vostri lavori e progetti! Per qualsiasi domanda o chiarimento, mandatemi pure un PM dal mio profilo.

Buona musica!

Published in Didattica