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Synthonia • La storia di MOOG, il SYNTH per definizione

La storia di MOOG, il SYNTH per definizione

Il synth per definizione, la storia della tastiera....

La storia di MOOG, il SYNTH per definizione

Postby Support Synthonia » Sat Nov 01, 2008 11:10 pm

Comincio io col parlare di ROBERT MOOG, ovviamente mi aspetto che si continui a parlare aggiungendo sempre info, magari si fà anche una lista di tutti i prodotti fino ai giorni nostri :clap:


Robert Albert Moog (New York, 23 maggio 1934 – Asheville, 21 agosto 2005) è stato un ingegnere statunitense.

Robert Moog (pron.: con la doppia "o" aperta, come in "moto") è stato un pioniere della musica elettronica, laureato in ingegneria elettronica alla Columbia University. Fu l'inventore di uno dei primi sintetizzatori musicali a tastiera, utilizzando le sonorità del Theremin, difficilissimo da suonare, nel 1963. A partire dalla fine degli anni '60 i sintetizzatori di Moog divennero i più apprezzati e il nome stesso "Moog" si tramutò in sinonimo di sintetizzatore. Proprio nel momento in cui il modello Minimoog stava per ottenere uno strepitoso successo, Moog dovette vendere la proprietà dell'azienda da lui fondata che produceva strumenti musicali e che portava il suo nome, di cui comunque rimase direttore.

Questo strumento diede sonorità nuove e permise di tracciare una parte innovativa nella storia della musica rock. Importanti furono i primi contributi di musicisti come Herbert Deutsch, e Walter Carlos che lo aiutarono nella progettazione. Fu proprio di Walter Carlos il primo successo discografico (basato sulle notazioni classiche di Bach) suonato solamente ed interamente con il Moog: Switched on Bach. Molti gruppi usarono il Moog ed il Minimoog. Uno dei gruppi che ne esaltarono le sonorità fu quello dei Tangerine Dream. Geniali interpreti di questo sintetizzatore sono considerati Keith Emerson e Rick Wakeman.

Robert Moog è morto il 21 agosto 2005 a causa di un tumore al cervello.

Vi rimando a questa stupenda recensione fatta per noi dal nostro KAIMAN
http://www.space4keys.com/forum/viewtopic.php?f=66&t=87
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Re: La storia di MOOG, il SYNTH per definizione

Postby Support Synthonia » Sat Nov 01, 2008 11:21 pm

Continuo col parlare del Minimoog, riporto fedelmente quello che ho trovato online, dovendo fare 10000 contenuti spero nn vi offendiate se per le cose che nn conosco mi appoggio al WEB :oops:


Il Minimoog aveva sei sorgenti di suono. Cinque di queste (tre oscillatori elettrici con forme d'onda selezionabili, un generatore di rumore, e una linea di input dall'esterno) passavano attraverso un mixer attraverso cui si poteva regolare indipendentemente il volume di ciascuna delle sorgenti. Il suono risultante veniva portato a un filtro e a un amplificatore, ciascuno dei quali aveva il proprio generatore di inviluppo ADSR. Il filtro stesso poteva essere fatto oscillare, e costituiva quindi una sesta sorgente sonora. Inoltre, il terzo oscillatore poteva essere usato come un oscillatore a bassa frequenza (LFO). Un secondo amplificatore, non raggiungibile dal pannello comandi, era collegato in serie al primo per gestire esclusivamente gli eventuali controlli di volume ricevuti dall'esterno.

Sulla fascia superiore del pannello comandi, dietro la striscia di legno che la decora, sono presenti quattro collegamenti per il controllo dello strumento da parte di apparecchiature esterne: un ingresso Switch Trigger (altrimenti denominato S-Trig) per il pilotaggio dei due inviluppi interni e tre ingressi di CV per il controllo di Oscillators, Filter ed Amplifier; questi ultimi regolano rispettivamente l'intonazione degli oscillatori, l'apertura del filtro ed il volume dell'amplificatore finale. Altre due prese a sei contatti, denominate Accessory, permettevano di alimentare eventuali apparecchiature Moog collegate al Minimoog, ad esempio Ribbon Controller, Sample & Hold Module, Drum Controller.

Il Minimoog può essere suonato usando la sua tastiera built-in (44 tasti), che include dischi per il controllo del tono ("bender") e della modulazione, o facendo entrare un segnale esterno e modificandolo con i generatori di inviluppo. Tali generatori iniziano un nuovo inviluppo solo quando l'ultimo tasto è stato sollevato e viene premuto il prossimo, una caratteristica importante per il fraseggio. La priorità di assegnazione delle note rispettata dalla tastiera del Minimoog è del tipo definita "low note", ovvero il circuito privilegia la nota più bassa tra quelle eventualmente innescate simultaneamente; questo permette una serie di interessanti trucchi esecutivi ottenibili con la veloce ripetizione d'ottava. In tal proposito, uno dei maestri indiscussi del genere è il tastierista britannico Rick Wakeman, già facente parte degli YES.

Le ruote di modulazione e pitch bend (letteralmente "inflessione dell'intonazione") furono una delle innovazioni più apprezzate dai musicisti della scena rock dei primi anni '70. A differenza di dispositivi analoghi che si trovano oggi nei sintetizzatori digitali, i dischi non erano a molla; il tastierista doveva quindi riportarli nella posizione centrata a mano (nel caso del bender, per esempio, per ripristinare la tonalità originale dello strumento). Il bender era estremamente sensibile; in effetti, proprio a causa della sua natura analogica, si può dire che il più piccolo spostamento del disco corrispondeva a un proporzionale mutamento di tono. Di conseguenza, il disco si prestava a essere usato anche per effetti come un leggero vibrato.

Uso
Il compositore jazz Sun Ra fu uno dei primi artisti a usare il Minimoog, avendo ricevuto dallo stesso Moog nel 1969 un prototipo del Model B, versione seminale del futuro modello commerciale. Bernie Worrell tastierista/compositore geniale del gruppo Parliament/Funkadelic, fu uno degli esempi più incredibili nel utilizzo di questo piccolo synth. Sopratutto per i suoi caratteristici "riff" di synth bass. Worrell appare anche nel dvd dedicato al Mini Moog. Molti usi del bender furono inizialmente sperimentati da Jan Hammer nel suo lavoro con la Mahavishnu Orchestra e con Jeff Beck (specialmente nell'album Wired). Molti tastieristi si ispirarono proprio alle tecniche di Hammer.

Il Minimoog fu molto apprezzato negli anni '70s e '80 in contesti quali la musica elettronica, il p-funk di george clinton e il progressive rock e altri. Fra gli artisti che usarono questo strumento in modo significativo si possono citare:

Bernie Worrell dei Parliament/Funkadelic, questo grande musicista e il suo mini moog si possono ascoltare in brani come "FLASHLIGHT" dal disco "Funkentelechy Vs. The Placebo Syndrome" o "AQUA BOOGIE" dal disco "Mother Booty Affair".
Kraftwerk (album Autobahn e altri)
Keith Emerson degli Emerson, Lake and Palmer
Rick Wakeman degli Yes
Tony Banks dei Genesis
Jan Hammer con Mahavishnu Orchestra e altri
Gary Numan sugli album Replicas (Tubeway Army) e The Pleasure Principle
Geddy Lee dei Rush
Flavio Premoli della Premiata Forneria Marconi (P.F.M.)
Vittorio Nocenzi del Banco del Mutuo Soccorso
Mark Mothersbaugh e Bob Casale dei Devo
Chick Corea dei Return to Forever
Tommy Mars, George Duke e Peter Wolf, tastieristi di Frank Zappa
Captain & Tennille
Jimmy Jam & Terry Lewis, tastieristi di Morris Day, Janet Jackson e Michael Jackson
Air
Edgar Froese, Christopher Franke e Peter Baumann dei Tangerine Dream
Moog Cookbook.

Il Minimoog è noto per produrre suoni di basso estremamente ricchi e potenti. Nonostante l'avvento dei sintetizzatori digitali, questo strumento è ancora oggi piuttosto richiesto e utilizzato nella musica rock, pop ed elettronica.
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Re: La storia di MOOG, il SYNTH per definizione

Postby Niki » Sun Nov 02, 2008 9:48 am

Bravo Daniele, due post interessantissimi!
Nascondi ciò che sono e aiutami a trovare la maschera più adatta alle mie intenzioni. (w.s.)
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