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Synth Patches Video Demo Lessons Forum Community - Synthonia by SynthCloud

Quando si utilizzano delle cose in maniera impropria a volte escono fuori delle cose interessanti…

Questo articolo è rivolto a tutti gli utilizzatori in sede live di un’unica workstation Korg che si sono sempre arrovellati il cervello per organizzare i propri suoni al meglio.

Conosco molti tastieristi che saltano da una modalità all’altra (PROGRAM, COMBI, SEQUENCER) manualmente e senza troppo criterio e personalmente ritengo questo metodo scomodo e alle volte inefficiente ai fini della perfetta riuscita di un concerto.

Un metodo rapido ed efficace ma a volte restrittivo è quello dell’attivazione del pulsante chiamato “10’s hold” che si trova nel tastierino numerico. In tal modo suddetto tastierino funziona come richiamata rapida di 10 patch nella stessa modalità. Ad esempio, posizioniamo le nostre COMBI dalla locazione A000 alla A009 e attiviamo il pulsante: ora la nostra tastiera si comporta come se avesse creato un sotto banco A00- e i numeri da 0 a 9 richiamano con un solo clic le nostre COMBI. E’ utile per alcune situazioni ma non per tutte.

Il metodo che vi vado ad illustrare è invece relativamente più complesso ma efficacissimo e rapidissimo da programmare. Tale metodo è testato su Triton Extreme, M3 ed M50, mentre è solo teorico (ma sono sicuro che funzioni) per Triton classic, studio, LE, Karma e TR. L’importante è la presenza del SEQUENCER e delle CUE LIST nel relativo sottomenu, quindi ad esempio su X50 o sul Triton rack non è attuabile.

Sono più di 10 anni che uso le serie Triton in praticamente tutte le salse e da quando conosco il metodo che usa Jordan Rudess, ossia mettere in sequenza i suoni anche se ripetuti e scorrerli in avanti, ho usato sempre e solo le COMBI per organizzare il tutto, anche quando si trattava di un singolo suono. Ho sempre svuotato tutti i banchi per fare le mie COMBI personali e ho cambiato i nomi alle categorie sostituendoli con i nomi delle band o delle cover band che ho e che ho avuto. Inoltre ogni COMBI si chiamava con il nome della canzone e il numero di posizione del suono in base alla canzone stessa. Tanto per fare un esempio:

B043 – Hereafter

B044 – Hereafter 2

B045 – Hereafter 3

B046 – Hereafter 4

…..

Tutto questo ha sempre comportato alcuni problemi:

  1. Ogni volta che dovevo programmare un set di suoni per una nuova canzone, anche se avevo i miei suoni già settati dovevo andare a copiarmeli COMBI per COMBI e rinominare sempre tutto
  2. Il giorno che ho deciso di cambiare tipo di Hammond (ma poteva essere qualsiasi suono) ho dovuto modificare non so quante COMBI per beccare tutti gli Hammond sparsi nei miei suoni
  3. Con gli anni ho occupato praticamente tutti i banchi della mia Extreme, e per chi la conosce sa bene che si parla di più di mille locazioni, fate voi…
  4. Il giorno che ho voluto modificare una sequenza di suoni inserendo una COMBI in più in una canzone, Dio solo sa quanti spostamenti manuali ho dovuto fare per far slittare di una locazione tutti i suoni
  5. C’è voluto del tempo per livellare i volumi delle patch… tanto tempo
  6. Non è mai stato facile individuare il tipo di suono che stavo usando dal nome della COMBI perché non era identificativo dei PROGRAM che componevano la COMBI stessa

Qualche tempo fa ho avuto una folgorazione per risolvere questi problemi e credetemi, li ho risolti in maniera definitiva! Ho cominciato ad usare il modo SEQUENCER impropriamente, ossia pensando alle SONG come fossero delle semplici COMBI da suonare. Così ho creato i miei suoni una ed una sola volta copiandoli dalle COMBI che avevo già programmato nel tempo tramite la funzione “copy from combi”.

Dopodiché ho creato le sequenze di suoni tramite le CUE LIST, le quali non sono altro che liste dinamiche di SONG. Risultato? Eccolo qua:

  1. Ogni volta che devo programmare un set di suoni per una nuova canzone, non devo far altro che richiamarli in sequenza in una nuova CUE LIST. Al massimo devo creare qualche COMBI nuova nelle SONG ma è un lavoro velocissimo rispetto a prima
  2. Il giorno che voglio modificare uno dei miei suoni, lo faccio una volta sola e viene richiamata in tutte le liste
  3. Le locazioni delle COMBI non le tocco più, per cui anche chi volesse mantenere in memoria i preset di fabbrica lo può fare tranquillamente
  4. Il giorno che voglio modificare una sequenza di suoni perché voglio inserire o tagliare qualcosa lo faccio in 2 secondi netti
  5. Ci vuole poco tempo per livellare i volumi delle patch… molto poco tempo
  6. Ogni suono ora ha il suo nome esplicativo di cosa effettivamente sento quando suono (strings, EmA lead, choirs, piano+pad, Strings/Saw lead ecc…)

Ovviamente ci sono delle fregature di base ma sono facilmente aggirabili. I numeri qui sotto si basano su Triton Extreme:

  1. La memoria del SEQUENCER è volatile per cui spegnendo e riaccendendo si perde tutto: salvate su pendrive e all’accensione caricate tutto, ci si mette il tempo di bere mezzo bicchiere d’acqua
  2. Le COMBI /SONG memorizzabili sono solo 128: guardiamoci bene in faccia… SOLO???
  3. Le CUE LIST sono solo 20: vorrebbe dire solo 20 canzoni ma è un falso problema, in mezzo al concerto si carica la seconda ondata di CUE LIST nel tempo del rimanente mezzo bicchiere d’acqua
  4. C’è chi usa il pedale per andare avanti nei suoni: per i test che ho fatto solo M3 può farlo in questa modalità settando nel GLOBAL lo switch non come “program up” ma come “Data Inc”, il resto delle tastiere a mano!

Spero di essere stato chiaro ed esauriente, in ogni caso per delucidazioni tecniche più nello specifico non esistate a contattarmi, sarò ben felice di farvi passare lo stress.

Emanuele Casali http://www.myspace.com/emanuelecasali

Published in Didattica
Sunday, 11 January 2015 20:23

Programmare su Motif XS-XF: l'ABC.

Chi non ha mai sentito la frase: ”Programmare su Motif è complicato!”?

Forse la Yamaha Motif risulta essere meno intuitiva di altre workstation, ma appena ci si chiariscono le idee su alcune questioni, si capisce ben presto che il tutto non è complicato.

Sul lato destro della workstation in questione notiamo numerosi tasti, non facciamoci impressionare, servono per lo più come scorciatoia per selezionare una precisa voice o perform in un determinato banco senza dover necessariamente scorrere tra i vari menù, o possono essere utilizzati per esempio per “far tacere” un determinato Element. A proposito di Element chiariamo che questo non è altro che la waveform. Dunque: 1 Element = 1 Waveform.

In modalità Voice possiamo avere fino ad un massimo di 8 element.

In modalità Perform fino a 4 voice. Chiariti questi punti cerchiamo di capire come programmare un patch in modo semplice, o per lo meno nel modo che personalmente ritengo lo sia.

Prima di tutto bisogna conoscere il meglio possibile le voice “di fabbrica” e gli element che le compongono. Il metodo più veloce è cercare la (o le) voice che più si avvicinano al suono che vogliamo ottenere. Individuata la voice su cui lavorare sarà fondamentale capire quali element ci interessano e quali scartare e nel caso, quali waveform (element) aggiungere per ottenere il risultato voluto. A questo punto è fondamentale saper copiare element già debitamente programmati su altre voice: in modalità Voice selezioniamo la Voice su cui stiamo lavorando, premendo il tasto “job” selezioniamo, tra le diverse possibilità “copy”: ora basta selezionare la voice dalla quale vogliamo copiare l'element, e copiarlo nella nostra nuova voice indicando su quale element posizionarsi... il gioco è fatto!

Questa funzione ci permette di guadagnare tantissimo tempo e di ottenere la un element già pronto (o quasi) senza dover necessariamente programmare, intervenendo spesso su decine di valori.

Per modificare la voice basta premere “edit” e selezionare tramite i tasti posizionati sulla destra l'element in cui dovremo intervenire. In questa maniera possiamo modificare tutto ciò che riguarda il singolo l'element: velocity, pitch, note limit, filtri, inviluppi, equalizzazione, e chi più ne ha più ne metta. Se invece vogliamo modificare i parametri che coinvolgono tutta la voice, ad esempio gli effetti, le funzione da assegnare ai vari controllers o gli arpeggi, andiamo su “Edit” e successivamente “Common Edit”.

Tutto ciò si applica alla Motif XS ma poco dovrebbe cambiare su altri modelli, soprattutto nei più recenti .

Spero queste poche righe possano aiutare chi si avvicina per la prima volta al Motif o a chi vorrebbe farlo, ma ha paura di trovarsi di fronte una macchina troppo complicata: niente di più falso se si è dotati di una buona dose di pazienza accompagnata da tanta passione e magari prendendo il manuale (purtroppo spesso vago) come punto di riferimento.

Fabio Piras

Published in Didattica
Sunday, 11 January 2015 20:23

Programming Motif XS-XF for dummies

Who hasn't ever heard the sentence "Programming in Motif is fairly a mess!”?

Yamaha Motif could be considered less intuitive than other workstations, but as some matters are set straight, you will quickly change your mind.

On the workstation right part, there are so many buttons: this mustn't upset you, because they are mainly shortcuts to select a certain voice or perform in a certain bank, without switching around in all the different menus, or they could rather be used to keep silent a certain element. As far as Elements are concerned, it must be clear that I'm talking about waveform. Therefore: 1 Element = 1 Waveform.

In Voice mode, we have up to 8 elements.

In Perform mode, we have up to 4 voices. Once this matters are clear, let's try to understand how to program a patch in the easiest way, or rather, in the way I consider it so.

First of all, it is necessary to know perfectly the factory preset voices along with the elements they are made-up of. The quickest way is to search for the voice or those voice similar to the sound we want to obtain. Once you have detected the voice(s) that sound closer to the result we want to obtain, then it is necessary to find out which are those elements we are interested in, those to discard, and which waveform (element) to add in order to obtain the wanted result. Then, it is very important to know how to copy in our voice all those elements already programmed on another voice. In voice mode let's select that voice on which we are working, push the button "job" and choose "copy" among the different options. Then let's just detect the voice from which the element has to be copied, and let's copy it in our new voice, indicating the element on which to go for positioning... And that's all, folks!

This function makes us able to save our time and obtain an almost ready element, without programming and modifying tons of values.

To modify the voice, push the button "edit" and select the element to work on using the right side buttons. In this way, we are able to modify everything concerning every single element: velocity, pitch, note limit, filters, equalization, and everything comes up in your mind. If you want to modify all the voice global settings, for instance, the effects, the functions assigned to the controllers, or the arpeggios, let's go for "Edit" and then "Common Edit".

All this procedure is applicable on Motif XS, and in my opinion, on other similar workstations, in particular, on the most recent ones.

I hope that this short tutorial could help those who are approaching Motif for the first time, or those who want to, but are frightened of such an apparently complicated workstation. If you have patience and passion enough, and you also have the manual in your hand (even if it is too vague, sometimes), you will have a nice try!

Fabio Piras

Published in Tutorials

Credits: questo tutorial è stato ispirato da un post di luizpaulobra sul forum di rolandclan.

Trovate il post originale qui http://forums.rolandclan.com/viewtopic.php?f=35&t=35737

Tempo fa mi sono trovato nella condizione di dover suonare come secondo chitarrista della band in alcuni brani, ma non avendo un amplificatore adatto ad un uso su palco mi ero adattato a collegare la chitarra ad una pedaliera effetti e di lì al mixer delle tastiere. Come soluzione provvisoria poteva andare, visto che l'impegno era sicuramente troppo limitato per considerare l'acquisto di un amplificatore adeguato, ma ovviamente non era certo il massimo della vita...

Poco tempo fa, avendo la necessità di prendere una tastiera versatile, economica e soprattutto leggera, ho acquistato una Juno-Di e, “scartabellando” in rete alla ricerca di informazioni sulla mia nuova tastiera, ho trovato il post citato sopra.

L'idea è geniale: visto che la Juno-Di ha (oltre ad un ingresso audio che viene mixato direttamente sull'output, ed è quindi utile solo per avere delle basi sulle quali suonare) un ingresso microfonico che permette di processare una voce con il vocoder ed una pletora di effetti vari, perché non provare ad applicare questi effetti al suono di una chitarra collegata all'ingresso microfonico?

Questa è una delle funzioni più declamate della sorella maggiore Juno-Gi, ma non veniva menzionata da nessuna parte per la sorellina Juno-Di.

Eppure la soluzione trovata da luiz, e che qui ho sviluppato più in dettaglio, è abbastanza semplice:

    1. Accendete la Juno-Di e collegate una chitarra (non preamplificata, trattandosi di un ingresso microfonico) al Mic Input
    2. Regolate il volume del Mic In su un valore medio-basso (poi nel caso lo aggiusterete a posteriori)
    3. Collegate la Juno-Di ad un PC o Mac con il cavo USB ed avviate il Juno editor
    4. Inizializzate una performance o partite da qualcosa di già presente in memoria, magari una performance già studiata per il vocoder (es.: il preset N. 34) oppure quella chiamata “GuitaristDi” che trovate qui (N.B. il file linkato è in formato SMF - dovete aprire il Juno-Di librarian, importarlo, e mandare alla tastiera solo i dati relativi all'utlima locazione di memoria (controllando di non sovrascrivere la performance eventualmente già presente)
    5. Se partite dalla performance di scaricata dal nostro sito, dovrebbe comparire la finestra “Mixer” con un aspetto simile a quanto mostrato in figura 1. L'esempio mostrato utilizza uno schema di lavoro nel quale prima viene applicato al suono un effetto “classico” (in questo caso un compressore) e l'output risultante viene poi inviato ad un simulatore di amplificatore per chitarra elettrica. Ovviamente voi potete scegliere qualsiasi soluzione vogliate, ma questa mi è sembrata quella di più immediata comprensione perché simula ciò che avviene nella maggior parte dei casi reali, dove la chitarra viene collegata prima ad uno o più effetti e poi all'amplificatore.

Fig. 1 - Mixer

    1. Già in questo riquadro potete vedere nella sezione MFX che sono presenti 3 effetti, dei quali il primo è il Vocoder (79) e l'ultimo è il Guitar Amp Simulator (39). L'ultimo effetto non è fondamentale (ne potete scegliere anche un altro) ma il primo deve obbligatoriamente essere il Vocoder! Subito a destra potete osservare che sono presenti anche un Chorus ed un Reverb.
    2. Cliccate ora sul tasto “Routing”, nella sezione “Perform Effects” sulla sinistra. Dovrebbe comparire una finestra simile a quella mostrata in figura 2. Questa è la parte fondamentale di tutta la procedura, perché è qui che direte alla vostra Juno di processare l'input microfonico come se fosse un multieffetto per chitarra.

Fig. 2 - Routing

  1. Notate nella parte superiore del grande riquadro centrale lo schema del percorso del suono all'interno della sezione effetti della Juno. Gli effetti sono applicati sequenzialmente da MFX 1 a MFX 3, e questo viene fatto selezionando il valore 11 sul cursore “MFX Structure” (in realtà è possibile anche usare il valore 12 che inverte MFX 2 e MFX 3, ma non c'è alcun motivo di farlo).
  2. L'altro parametro (o meglio set di parametri) fondamentale è quello immediatamente a destra: dovete selezionare come sorgente di tutti gli effetti “Perform”.
  3. Potete anche qui notare quali effetti sono stati selezionati nell'esempio, con in più alcune informazioni su valori come output level etc. per ciascuno degli effetti. Per questo riquadro, comunque, può bastare così, e si può passare all'impostazione dei singoli MFX premendi i tasti relativi a ciascuno nella sezione di sinistra (proprio sotto al tasto “Routing” che avete usato prima). Avrete così le finestre mostrate nelle figure 3 e 4 (la figura relativa a MFX 1 non è importante, perché tale effetto rimarrà impostato su 79 - VOCODER).

    Fig. 3 - MFX 2

  4. Come detto, nel nostro esempio l'effetto applicato a MFX 2 è un compressore, che ha relativamente pochi parametri. A parte la selezione dl livello di output generale, verso il chorus e verso il reverb che vedete in alto (per ora trascuriamo la parte dei controller che comparirà in un tutorial successivo) in basso vedete la regolazione dell'attacco, della soglia e del gain di uscita, insieme con un equalizzatore a due zone. Su altri effetti (o multieffetti, ci sono anche selezioni che permettono di combinare più effetti nello stesso MFX) i parametri sono spesso di più.

    Fig. 4 - MFX 3

  5. Come abbiamo scritto più indietro, lo stadio MFX 3 è un amplificatore emulato. Ne esistono di vari tipi, per questo esempio ho scelto un Marshall 1959 settando poi i parametri come Volume, Gain, Presence etc. nonché l'emulazione dello speaker (anche qui ci sono diverse scelte possibili).

Alcune note: sono presenti moltissimi effetti, dei quali trovate la descrizione sul manuale. Oltre ai classici “Distortion”, “Overdrive”, “Flanger”, “Phaser” etc. trovate anche un “AutoWah” che se regolato a dovere vi sorprenderà. Tuttavia, alcuni effetti (ad esempio alcuni digital phasers) interagiscono in maniera distruttiva con la distorsione dell'amp simulator successivo, quindi occorre fare un po' d'esperienza per trovare le combinazioni effettivamente utili. Qualcuno avrà notato che nella parte in alto delle varie finestre dell'esempio è presente una voce che indica come selezionata la patch “Vox Organ”. In effetti, sarebbe possibile anche suonare tale patch sulla tastiera insieme alla chitarra, purché siate dotati di almeno tre mani oppure la chitarra venga suonata da un vostro amico mentre voi pestate sui tasti della Juno-Di... L'utilizzo migliore però è quello di suonare parti di chitarra e tastiera alternativamente nello stesso brano senza dover cambiare performance :-)

Published in Didattica
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