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Synthonia • Nuovo album Dream Theater e Tour

Nuovo album Dream Theater e Tour

I nostri "Miti"

Re: Nuovo album Dream Theater e Tour

Postby AdiMercury » Tue Sep 17, 2013 3:40 pm

@Alexandros Beh a Nuovo Cinema Paradiso c'era un richiamo anche in Take The Time (ora che ho perso la vista ci vedo di più) ;)
Sono d'accordo con te su The Enemy Inside ;)
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Re: Nuovo album Dream Theater e Tour

Postby alexandros » Tue Sep 17, 2013 6:28 pm

vero, l'avevo dimenticato...allora comincio a credere che sia una cosa voluta.... : book :
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Re: Nuovo album Dream Theater e Tour

Postby Ytsejohn » Wed Sep 18, 2013 4:39 pm

Ecco la mia opinione dopo numerosi ascolti.
Prima analizziamo brevemente i lavori recenti: in Black Clouds c'erano due capolavori, Count of Tuscany su tutti, e nelle altre canzoni c'erano i Dream Theater di Train of Thought, quelli che non si mettevano ad armonizzare ma mettevano un solo dietro l'altro per 7-8 minuti, tecnica paura, spesso anche gusto, ma composizione molto "semplice". Buone idee ripetute alla nausea.
Idem in ADTOE, sfornano un capolavoro come Breaking All Illusions, in un cd non brutto, ma dove di nuovo il brodo viene allungato con sezioni strumentali che avrebbero anche potuto non esserci per l'economia della canzone, riff senza infamia e senza lode, ma come in Black Clouds ciò che fa ben sperare è che si capisce che è un lavoro "di passaggio", che stanno cercando una quadratura.

E arriva il disco omonimo. Si apre con una strumentale che brutta non è, ma che nulla aggiunge o toglie al disco. Poi c'è il singolo, The Enemy Inside, che a differenza dei singoli del passato recente (Constant Moscion, A rite of passage) si rivela un bel brano, ritmica incisiva, linea vocale orecchiabile ma non scontata, sezione strumentale molto ragionata (confrontata ai suoi antesignani) in cui lo sfoggio di tecnica c'è, ma rimanda a SFAM. E inizio a godere.
È il turno di The Looking Glass: riff di chitarra ispirato, musicalissimo, suoni stupendi, groove di batteria azzeccato e LaBrie sul pezzo, si fanno risentire gli acuti, Rudess non invadente ma funzionale alla melodia del brano, arrangiamenti curatissimi. Da questa canzone in poi gli arrangiamenti sono quasi perfetti. Mangini fa capire come mai è stato scelto al posto del pur preparatissimo Minneman. Un ritornello ancora una volta orecchiabile ma non banale. Poi un bel groove di basso e batteria fa da sfondo ad un solo di un Petrucci rinato, ispirato come quello di Under a Glass Moon. Sono lontani i tempi di As I Am. Niente sezioni strumentali ad cazzum, niente suoni di tastiera da martellarsi lo scroto.
Segue la strumentale, Enigma Machine. Era da TOT che i Dream non facevano una strumentale, e se ci si aspettava il solito (seppur gradito) sfoggio di tecnica non si può non rimanere interdetti: la tecnica c'è tutta, ma questa strumentale è una canzone a tutti gli effetti, è un gruppo che tramite i propri strumenti cerca di comunicarti qualcosa, grazie all'attenzione per la melodia e a scelte ritmiche interessanti; Rudess riscopre il Liquid T Lead, Petrucci continua a dimostrare che negli ultimi cd a suonare non era lui bensì il suo gemello malvagio e votato al crimine. Myung capace nuovamente di ritagliarsi i suoi spazi.
Veniamo a The Bigger Picture, in cui il buon Rudess si ricorda che il pianoforte può essere suonato anche senza fare arpeggi in sestine, e sfodera un accompagnamento alla linea vocale ispiratissimo. Quando poi entrano delicatamente Petrucci, Myung e Mangini a tessere una tela sulla quale si dipinge poi il climax che porta al drammatico ritornello, che lascia subito il posto ad un post chorus memore dei LTE, solo che stavolta c'è anche la voce di LaBrie, tempo di comprendere la magia e ritorna il ritornello che questa volta dà lo spunto a Petrucci per inanellare un altro solo ragionato e sentito, in cui riesce a non strafare, ma anzi lancia un'altra sezione orchestrata magistralmente da un Rudess capace di non far cadere la tensione costruita fin qui, ancora un climax e poi... Tre accordi. Tre magnifici accordi di Rudess. Che lanciano un riff di chitarra come pochi se ne sono sentiti nella discografia dei DT, scanditi da una ritmica quasi dance e da un pianoforte ancora parsimonioso di note ma non di gusto, sul quale LaBrie ritiene opportuno andare ad incastrare un'altra evocativa linea vocale, un'altra melodia azzeccata che conduce a conclusione un brano che può stare tranquillamente nell'Olimpo del progressive.
Behind the veil, introdotta da una breve sezione Rudessiana composta da suoni fin qui mai sentiti nei DT, è un pezzo sorprendente. Più semplice rispetto al precedente, ma sin dal primo riff cattura, grazie ancora ad una composizione studiata a puntino, gli strumenti si incastrano invece di sovrapporsi. Un LaBrie stavolta crepuscolare e minaccioso ha il compito di condurre l'ascoltatore ad un chorus irresistibile, ancora una volta la parola d'ordine è semplicità senza banalità. Myung che ancora una volta si ritaglia i suoi spazi come non accadeva da secoli. Petrucci non riesce assolutamente a fare una nota fuori posto, non si sa cosa gli sia successo ma di fronte ad un regalo così non si sta certo a questionare. La sezione strumentale è eccelsa, Rudess ha un suono meraviglioso e, invece di fare un solo slegato dal resto come spesso gli capita, si comporta come il primo violino di un'orchestra, costituendo la punta dell'iceberg di un intero gruppo che lavora per la melodia, e lascia, nè troppo presto nè troppo tardi, il testimone ad un Petrucci per il quale gli aggettivi sembrano essere finiti.
Surrender to Reason sembra uscita da un'ispirazione di derivazione settantiana che non può non far piacere agli amanti del genere, la chitarra acustica di Petrucci ha un suono come non si era mai sentito, e LaBrie non perde l'occasione per emozionare. Ma ecco che subito si cambia registro, e un Hammond bello incazzato va a coronare un'ottima ritmica, che poi muta a diventar strofa e poi chorus, senza che l'orecchio avverta forzature in questi passaggi; ogni sezione trascina la seguente come naturale conseguenza. Ancora le orchestrazioni di Rudess riescono a far risaltare un solo di chitarra che, per l'ennesima volta, non è sfoggio di virtuosismo quanto di gusto, per poi passare ad una sezione sincopata dominata dai cori sintetici di un tastierista che da TOT sembrava aver perso, salvo sporadiche eccezioni, la bussola musicale. E ancora un groove aggressivo di Myung ci lancia in un nuovo solo di Petrucci, stavolta tecnico sì, ma sperimentale, non è la solita sequenza di scale, solo sul finire arriva una scala a velocità supersonica, la cui ragion d'essere si riconosce nel momento in cui, sul finir di questa, LaBrie si staglia nel ritornello.
Veniamo al secondo singolo rilasciato dalla band di Long Island, Along for the Ride. Introdotta da una chitarra acustica che mai abbiamo sentito così bella nei suoni, arriva in 49 secondi a un ritornello che sembra calzare alla perfezione alla volaità di James. Quando poi il resto del gruppo fa il proprio ingresso e i suoni si fanno elettrici, è l'apoteosi: una ritmica di chitarra melodica e ritmicamente intelligente conduce al ritornello che non può che guadagnare di espressività. Le atmosfere si fanno poi lievemente più cupe, creando una tensione crescente che sembra poi esplodere in un solo di Rudess non particolarmente ispirato, ma sicuramente lontano anni luce dai suoi momenti peggiori. Non la solita ballad, insomma.
E veniamo al dulcis in fundo: la suite. Di suite i DT ne hanno fatte varie, da ACOS a Count of Tuscany, ciascuna profondamente diversa dalla precedente, e Illumination Theory non fa eccezione. Si apre con un carattere di orchestralità che tuttavia, rispetto ad Octavarium, perde in pomposità e guadagna in godibilità e modernità. Taratatà. Finita la breve intro, Petrucci prende il comando con un altro riff che consente a Mangini di intessere una ritmica puntuale e non invadente, l'alchimia che si crea nel minuto seguente probabilmente ricorda a Rudess di essere un fenomeno, perchè è ciò che ci dimostra con la sezione successiva, che ancora una volta sembra uscita dal suo miglior lavoro, SFAM, ma non perchè ne copi le melodie, ma perchè il livello di ispirazione del pelato è quello. LaBrie stavolta è deciso, lievemente aggressivo ma mantenendosi in territori a lui consoni, che sfruttino la sua vocalità invece di piegarla a sonorità estranee alle sue corde. Il brano prosegue senza forzature fino ad un altro intermezzo tastieristico ispirato, che porta ad un nuovo solo di chitarra veloce ma cadenzato, senza mai andare a rifugiarsi nel "frullatore" che usa Petrucci quando non ha molto da dire.
Ne segue una sezione rumoristica e atmosferica, ancora una volta della giusta durata, che si tramuta gradualmente in un'orchestrazione di alto livello. I nostri colgono l'occasione per citare, vent'anni dopo, Nuovo Cinema Paradiso, questa volta in maniera indiretta citandone la colonna sonora. La ciliegina sulla torta.
Al termine di questa sezione, Myung e Mangini salgono in cattedra, mettendo in mostra un'intesa già ottima, sulla quale vanno a sovrapporsi le chitarre di Petrucci che danno sfogo alla rabbiosa voce di un LaBrie deciso a chiudere in bellezza, seguito a ruota da un Rudess di ispirazione Emersoniana, anch'egli quasi a sottolineare l'ottima prova fin qui sostenuta. Ed è nuovamente il turno del funambolico chitarrista, il quale, con l'ennesimo solo tecnicamente notevole e melodicamente gradevole, introduce ancora un Rudess di inizio millennio nelle sonorità e nelle note. I due si divertono a passarsi ancora i ruoli, e Petrucci, grazie anche ad un ottimo uso del wha-wha, si lancia in un solo velocissimo che crea la giusta tensione per gli archi che ci riportano ad un cantato sempre sugli scudi, preciso ed emozionante come il solo che lo accompagna nelle sue fasi finali per poi prenderne il posto nell'ingrato compito di condurre a termine questo capolavoro d'altri tempi.
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Re: Nuovo album Dream Theater e Tour

Postby AdiMercury » Wed Sep 18, 2013 7:41 pm

Bella recensione Ytsejohn ;)

senza mai andare a rifugiarsi nel "frullatore" che usa Petrucci quando non ha molto da dire.

Quanta verità in queste parole.

Aggiungo che comunque a me ToT piace seppur nella sua tamarraggine
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Re: Nuovo album Dream Theater e Tour

Postby InTheNameOfProg » Thu Sep 19, 2013 12:37 pm

Ytsejohn wrote:Rudess riscopre il Liquid T Lead.


Uhmm ho ascoltato il nuovo album e purtroppo del Liquid T lead (quello storico della k2600 con i LTE o SFAM) non c'è traccia
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Re: Nuovo album Dream Theater e Tour

Postby Ytsejohn » Thu Sep 19, 2013 1:17 pm

InTheNameOfProg wrote:
Ytsejohn wrote:Rudess riscopre il Liquid T Lead.


Uhmm ho ascoltato il nuovo album e purtroppo del Liquid T lead (quello storico della k2600 con i LTE o SFAM) non c'è traccia



Hai ragione, quello che usa a 2:37 di Enigma Machine gli somiglia ma non è l'originale. Anche se a me la pasta sembra molto simile. : Thumbup :
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Re: Nuovo album Dream Theater e Tour

Postby TheGreyMaster » Thu Sep 19, 2013 9:58 pm

A me ricorda più il Wah Lead! Comunque devo ammettere che il disco, nella sua interezza, ascoltandolo per qualche giorno, si sta facendo ascoltare tutto sommato con piacere, toccando momenti anche molto alti, anche se ci sono alcune cose che ad un gruppo come loro non posso perdonare (alcune ingenuità compositive, certamente volute, ma che mi fanno storcere il naso, alcune parti un po' tirate via...molti finali ad esempio...)
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Re: Nuovo album Dream Theater e Tour

Postby InTheNameOfProg » Fri Sep 20, 2013 8:04 pm

Esatto è una qualche sfumatura del Wah Lead. Comunque secondo me un pò tutti cambieremo opinione sull'album, io prima di 'inquadrare' ADTOE come lo conosco ora ho dovuto aspettare 1 mese di ascolto quasi quotidiano. Penso che si cominci ad apprezzare un album quando si conosce sezione per sezione a memoria (ad esempio nel mio caso il solo di Rudess su Illumination Theory non mi diceva nulla ma ora vedo che ha un 'suo perchè' e penso che si inserisca bene, sicuramente cambierò opinione sul resto), almeno per me è cosi poi penso sia anche un discorso soggettivo,
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Re: Nuovo album Dream Theater e Tour

Postby Leonardo » Fri Sep 20, 2013 8:10 pm

Secondo me è proprio il wah lead, ovvero il lead di Rudess una volta passato ad OASYS.
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Re: Nuovo album Dream Theater e Tour

Postby WARMACHINE » Mon Sep 23, 2013 7:19 pm

I pezzi più belli del disco per me sono "False Awakening Suite" (che ho ascoltato per ore di fila, è davvero un pezzacchione!!!), "Enigma Machine" scorre via veloce ed è facile memorizzarla.
"Illumination Theory" mi è piaciuta molto, soprattutto le orchestrazioni di Eren Başbuğ sono meravigliose. Un altro brano che merita ascolto è "Behind the Veil" e mi è apparso di ascoltare ad 1/3 del brano un chiaro riferimento ad uno dei due ritornelli che abbiamo ascoltato nei vecchi brani quali "The Glass Prison", "This Dying Soul" e "The Shattered Fortress" che facevano parte della "sagRa degli alcolisti anonimi".

Gli altri brani non sono malvagi, la qualità degli arrangiamenti dei suoni e delle strutture è sempre stata alta. Pensavo che il disco non mi sarebbe piaciuto ma in realtà rispetto agli ultimi che sono usciti l'ho ascoltato molto più volentieri.
Le batterie registrate da Portnoy nei precedenti album a mio parere sono superiori a quelle di Mangini sia come suono che come stile.
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